Simone Fontana dice addio al bob

Il brivido della spinta, il momento elettrizzante della salita sul bob, la calma surreale della discesa: negli ultimi dieci anni tutto ciò è stato pane quotidiano degli inverni di Simone Fontana. Da qualche mese però, sono, e saranno, solamente un ricordo. A ventotto anni, infatti, il bobbista di Santo Stefano di Cadore ha detto basta. Scende dal mezzo, si toglie la tuta azzurra e pensa al futuro. L’ultima gara la ha disputata domenica 27 gennaio a Sankt Moritz, Svizzera, il quattro di Coppa del mondo. I mesi successivi li ha passati a cercare di capire e di risolvere i problemi di salute. Ora, la decisione di mettere la parola fine a una carriera che gli ha regalato, tra le altre cose, la possibilità di vivere due Olimpiadi.

Colpa dell’ernia – «La mia carriera finisce qui e la colpa è della schiena» racconta Simone che per i problemi di salute è stato costretto a saltare la trasferta iridata a Whistler Mountain – Canada .«Dopo Sankt Moritz il dolore era davvero forte, alla schiena e a una gamba. Sono stato una settimana a letto perché non riuscivo proprio a camminare. Poi mi sono rimesso in piedi per i Mondiali ma la risonanza ha rivelato la presenza di un’ernia e allora addio Mondiali. Ci sono state visite e consulti, mi sono curato e solo da un paio di mesi il dolore è diminuito. L’ernia non è da operare ma è lì: se fai una vita normale non ti dà problemi, se sottoponi il fisico a sforzi come i nostri, sì. Ci ho pensato su tanto e alla fine ho deciso di dire stop: non me la sento di rischiare oltre. In questi quasi dieci anni di attività non mi sono certo risparmiato ma continuare sarebbe un azzardo. Ho parlato a lungo con Omar Sacco, il direttore tecnico, e abbiamo concordato sul fatto che era giusto continuare solo se ero al cento per cento. Questo sia per la mia salute sia per l’organizzazione della squadra. Non riuscire a dare il massimo, o magari partire e poi fermarmi, mi metterebbe a disagio nei confronti dei miei compagni. No meglio fermarsi»

Destinazione Vigna di Valle – Terminato il periodo di malattia, Fontana prenderà servizio a Vigna di Valle, nei pressi di Bracciano (Roma), dove ha sede il Centro sportivo dell’Aeronautica militare. «Lo sport era la mia vita fino a qualche mese fa e di questo sono grato all’Aeronautica, nella quale mi sono arruolato nel 2013 e che mi ha permesso di fare l’atleta professionista» dice Simone. «Un futuro nello sport? Mi piacerebbe continuare a vivere in un mondo che è stato il mio per tanto tempo ma ora voglio rimettermi fisicamente e ricominciare una vita diversa. Poi vedremo».

Sochi, il momento più bello – «Il momento più bello della mia carriera è stata la quarta manche, quella finale, del due a Sochi, vissuta insieme a Bertazzo» spiega Fontana. «Essere protagonista di una gara olimpica e portarla fino in fondo era la realizzazione del lavoro e dei sogni dei quattro anni precedenti. Posso dire che quella gara del due è stata una conquista inaspettata mentre sapevo che nel quattro avevamo più possibilità di arrivare in fondo. Non ho rammarico alcuno. Mi sarebbe piaciuto provare a guidare di più ma ho ritenuto che essere un bravo frenatore e fare gare di alto livello fosse meglio che essere pilota in circuiti di secondo piano. Ho sentito il dovere di rimanere frenatore, anche per i miei compagni».

Bertazzo, Hefti e le montagne lettoni – «Simone Bertazzo mi ha scoperto nel 2009, casualmente, mentre si allenava a Longarone e io stavo facendo l’ora di educazione fisica. Mi ha chiesto di provare il bob e io, terminati gli studi, ho provato» dice ancora Simone. «Simone per me è stato una guida e per il bob italiano ha fatto tantissimo come atleta. Sono convinto che tanto potrà fare anche come tecnico. Tra gli atleti visti in questi anni quello che mi ha impressionato di più è stato Beat Hefti (4 medaglie olimpiche ndr), svizzero dalla forza inaudita. Nelle ultime stagioni, invece, ho ammirato i lettoni, montagne umane che hanno sbaragliato il campo».

Cortina 2026, che occasione! – «In questi anni non potersi allenare in Italia è stato un peso non da poco» prosegue Fontana. «Credo che le Olimpiadi 2026 potranno essere un’occasione per far rinascere il bob in Italia. Il bob è uno sport bellissimo: la fase di spinta ti dà un’adrenalina assurda, il momento della salita sul mezzo ti dà i brividi. La discesa? A me dava una calma surreale: mi concentravo, ascoltavo il bob, affinavo tutti i sensi per percepire al meglio ogni movimento e poi comunicare al pilota sensazioni e osservazioni».

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